Nella straordinaria cornice della capitale della moda e di Expo, in cui gli architetti hanno liberato la loro immaginazione realizzando originali padiglioni nazionali, l’inaugurazione dell’8^ edizione del Social Enterprise World Forum ha dipinto un affascinante quadro di coraggio, genialità ed ispirazione.
Tra le molte esperienze presentate, tre in particolare hanno raccolto sfide complesse e differenti tra loro.
A Brighton, hiSbe (acronimo di “how it should be”, letteralmente, “come dovrebbe essere”) ha sfidato le grandi catene dei supermercati creando una diversa tipologia di negozio in cui comprare i prodotti alimentari.
Ruth e Amy Anslow, due dei tre fondatori, partendo dalle criticità delle grandi catene distributive, hanno pensato a come sarebbe dovuto essere(“how it should be”) un supermercato intelligente, improntato ad offrire un’alimentazione buona ed accessibile, differenziandosi da brand di importazione americana.
HiSbe adotta linea giuda basate sulla stagionalità dei prodotti, perché gli alimenti non accumulino “carbon footprint” legati al loro trasporto; la qualità del pesce rispetti i criteri indicati dalla Marine Stewardship Council (MSC); che i lavoratori siano pagati adeguatamente.
Il sito web di questo supermercato rivoluzionario è una sorta di schema progettuale per il futuro di come faremo la spesa.
Forse la cosa più entusiasmante di tutte è stata sentire come Ruth e Amy Anslow, due dei tre fondatori, siano così genuinamente entusiaste di avere una piattaforma su cui condividere la loro grande idea. Ruth e Amy sono voci nuove all’interno del WEFF e con la loro carica hanno contribuito non poco a ravvivare i lavori.
Il fresco e contagioso entusiasmo di Ruth e Amy, nuove voci nel panorama, ha coinvolto il pubblico nell’immaginare il supermercato del futuro, di come faremo la spesa, di quanto sia importante condividere le proprie idee.
Una sfida differente, è stata raccolta da Vincenzo Linarello, del Gruppo Cooperativo Goel, che in Calabria combatte l ‘Ndragheta. Con termini pacati ma fermi ha spiegato le stime di questo fenomeno mafioso i cui ricavi sono pari al 3% pel PIL italiano. Nel Sud Italia il suo potere strangola gli agricoltori imponendo loro prezzi bassissimi e constringendoli a vendere le loro arance all’Ndrangheta per 5 centesimi al chilo. Linarello ha parlato dell’importanza del sistema premiante per coloro i quali rifiutano il sistema mafioso. Offrendo un minimo di 40 centesimi per un chilo di arance hanno incoraggiato gli agricoltori locali a prendere posizione creando un impatto sociale perché il coraggio di coloro che hanno rifiutato di avere un unico modo di mantenersi economicamente ha influenzato tutta la comunità.
Nell’oscurità del grande auditorium ad illuminare il palco è stata Sophia Grinvalds di AFRIpads. Vivendo in Uganda, si è sorpresa nello scoprire che una ragazza su 10 non andava a scuola durante il periodo delle mestruazioni, perdendo in totale fino a 50 giorni di scuola all’anno.
Il problema era la mancanza di assorbenti, peggiorata dall’utilizzo di vecchi stracci, fibre di banana o foglie con conseguenti rischi per la loro salute. AFRIpads è stata la soluzione: un assorbente lavabile, prodotto localmente, diventato popolare prima tra le donne della comunità si è poi diffuso grazie al passaparola ed oggi lo utilizzano 600,000 donne.
L’impresa sociale funziona al meglio quando ha un impatto positivo a molti livelli. In questo caso, oltre a migliorare l’educazione delle ragazze (e in definitiva anche l’economia ugandese, quando queste si diplomeranno), si sono creati posti di lavoro in una zona remota e – cosa ancora più importante – è stata restituita la dignità.
Fonte: Pioneer Post – Lee Mannion
Photo credit: Francesco Margutti